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Come prima narrar volle suoi danni,
Tutta nel cor, che si parea già scarco,
Sentì la piena degli antichi affanni.
Al fin per gli occhi il doloroso incarco
Traboccò quell'oppressa anima; e 'l pianto
Ad un lungo sospiro aperse il varco.
Egli alle guance allor l'ispido manto
Recossi, in atto che dicea: Perdona;
E cominciò con fioca voce intanto:
Colà ov'Adda il bel lago abbandona
Per lo cui mezzo nel suo corso è tratta
E dell'onda del Brembo ancor non suona,
D'antica gente e per ingegno fatta
Lieta d'auro e di campi io nato fui:
Degli Angiolini s'appellò mia schiatta.
Una stirpe superba e grave altrui,
Detta i Ronchi, albergava indi vicino,
Pari di stato ed avversaria a nui.
Brivio la nostra si chiamò, Caprino
L'avversa terra ha nome; ambo comprese
Nella fertil vallea di San Martino.
Poscia che a' nostri cor l'ira s'apprese
Che dagli alpini termini a Peloro
Arde miseramente il bel paese,
Pe' ghibellini parteggiâr coloro,
Pe' guelfi noi: la popolosa valle
Parte a noi fu seguace, e parte a loro.
Spesso con man d'armigeri alle spalle
Quinci e quindi movemmo, e i ferri acuti
Menammo sì che ne fu rosso il calle.
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