A Milano si svolge la Fiera del Libro, e nel fervore consumistico della capitale letteraria, tra intellettuali e scrittori, accade il più tipico dei delitti. Sotto un bancone viene rinvenuto il cadavere di uno strano personaggio: si chiama Giobbe Tuama, ma è conosciuto anche con un altro nome, forse non suo, Jeremiah Shanahan. Sì, un americano, ma vive in Italia da tempo ed è ufficialmente seguace di una chiesa evangelica e fa propaganda di Bibbie. Non solo: Tuama è anche un noto usuraio. Ma il suo strangolamento non è l’unico delitto su cui il commissario De Vincenzi, malinconico e colto poeta, è chiamato a indagare. Poco dopo un altro straniero infatti è trovato ucciso con un tetro simbolismo che rimanda a un'oscura setta di stranieri, così invisi all'autarchico regime fascista. I delitti di Augusto De Angelis spesso profumano di esotico, una regola obbligata per esorcizzare un genere letterario inviso al fascismo. Tuttavia l'autore sapeva occultare novità stilistiche e tematiche fra le proprie righe, in una maniera così fine che gli ha consentito di diventare un vero classico. Nella Milano anni Trenta che pare essere madre e matrigna, il personaggio di De Vincenzi, pur con critico distacco, è disposto a tutto per arrivare alla verità.
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