Dopo il ciclone de I Viceré, che squarciò il velo sulle ipocrisie di un'aristocrazia in declino, Federico De Roberto conclude la sua trilogia con un'opera ancor più spietata e moderna. Siamo a Roma, cuore del nuovo Regno d'Italia. Consalvo Uzeda, il principe di Mirabella, ha ormai raggiunto il suo scopo: sedere nei banchi del Parlamento nazionale. L'antica furbizia siciliana, ereditata dalla sua famiglia, si veste ora degli abiti luccicanti della politica nazionale. In questa nuova arena, fatta di discorsi altisonanti, correnti di pensiero e beghe ministeriali, Consalvo applica con freddo cinismo le stesse immutabili lezioni apprese in seno al suo casato: l'opportunismo, il calcolo, l'arte della menzogna e la ricerca del potere fine a sé stesso. L'Imperio è il ritratto di un uomo che incarna il paradosso dell'Italia post-unitaria: le nuove istituzioni sono popolate da uomini vecchi, la retorica del progresso serve a mascherare l'immobilismo, e la "macchina" dello Stato si rivela un teatro dove recitare la stessa, eterna commedia dell'ambizione e dell'arrivismo. Completamento essenziale del capolavoro de I Viceré (pubblicato da Cactus insieme a L'illusione), questo romanzo chiude con maestria il grande affresco di De Roberto, offrendo una riflessione bruciante e di sconcertante attualità sul potere, sulla politica e sulla natura umana.