Bruce, negli anni ’70, rileva una società di consulenza finanziaria fondata dal padre, mentre Marisa eredita la proprietà della nonna, con uno strabiliante salto di generazione (il padre di Marisa è ‘scavalcato’, causa inettitudine, nella successione).
Amore, sesso e denaro sono gli elementi che li motivano entrambi. E anche se Marisa sembra, rispetto a Bruce, indulgere ad atteggiamenti politici anti-capitalisti e di ‘sinistra’, alla fine si rivela essere non meno ‘buona borghese’ del ‘figlio di papà’ che le firma gli assegni che sostengono tutte le sue strampalate imprese e velleità artistiche.
Una relazione turbolenta. Un amore impossibile che non regge alle esigenze del mondo della finanza e degli affari, né alle necessità familiari che vincolano Bruce, né alle strane campagne politiche e provocazioni sociali di Marisa, in lotta contro quel mondo che pure, tramite Bruce, le offre linfa monetaria.
Ed eccoli qua, a venticinque anni dal quel loro amore giovanile burrascoso e impossibile: Bruce ora è un perfetto uomo d’affari, marito e padre ordinariamente insoddisfatto. Marisa, non più la protestataria delle foto hard core, l’anticonformista e anticapitalista, pronta a sfidare il perbenismo dei ricchi borghesi, di un tempo. Adesso è, lei pure, una buona borghese attenta agli affari e alla facciata di conformismo che in gioventù tanto disprezzava. Sembra la favola della volpe e dell’uva, ma con la volpe che ha raggiunto, infine, il suo grappolo maturo. Infatti, Marisa ora dirige l’Agenzia Rae: è il capo di una società di pubbliche relazioni e media.
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